L’ipogonadismo è un’anomalia dell’attività funzionale delle gonadi, ovvero i testicoli negli uomini e le ovaie nelle donne. Riconoscere il problema in tempo può evitare gravi complicazioni come infertilità, impotenza (nei maschi) e osteoporosi.

Cos’è l’ipogonadismo?

L’ipogonadismo è una condizione patologica che comporta un calo della produzione degli ormoni sessuali (testosterone nell’uomo; progesterone ed estrogeni nella donna). Si distinguono:

  • Ipogonadismo primario. Causato da un malfunzionamento degli organi riproduttori e strettamente legato a malattie genetiche o di tipo autoimmune come la sindrome di Klinefelter oppure la sindrome di Turner. Può essere la conseguenza anche dello sviluppo di infezioni, disturbi ai reni o al fegato e di interventi chirurgici.
  • Ipogonadismo centrale. È in genere collegato a una perdita di peso repentina (come l’anoressia nervosa), a emorragie, all’uso di alcuni farmaci, a carenze nutrizionali, a quantità eccessive di ferro nel sangue, a terapie con radiazioni, a interventi chirurgici, a tumori oppure traumi di varia natura.

Una forma di ipogonadismo molto frequente negli uomini è quella che subentra dopo i 40 anni, con una riduzione graduale dei livelli di testosterone, aggravata dallo sviluppo di malattie croniche quali: diabete, sindrome metabolica, obesità e problemi cardiovascolari. Qualora l’ipogonadismo non dovesse essere correttamente diagnosticato e curato, potrebbe compromettere la fertilità, la qualità della vita e la longevità dell’individuo.

I sintomi dell’ipogonadismo

L’ipogonadismo negli uomini può essere associato a: disfunzione erettile, infertilità, scarso sviluppo dei testicoli e del pene, anomala crescita delle mammelle, calo del desiderio, osteoporosi, difficoltà di concentrazione, affaticamento, caduta profusa dei capelli, vampate di calore.

Nelle donne, il problema si presenta con assenza di ciclo mestruale, calo della libido, perdita di liquido lattiginoso dai capezzoli, vampate di calore, scarso sviluppo del seno e altri sintomi legati a diverse patologie ormonali come ad esempio l’ipertiroidismo.

Come curare l’ipogonadismo

La migliore cura è senz’altro la prevenzione. Pertanto, alla comparsa dei primi sintomi è bene sottoporsi a controlli di valutazione dei livelli degli ormoni FSH e LH, del testosterone e degli estrogeni. Il medico può inoltre richiedere degli esami del sangue per verificare i valori del ferro, dei test genetici, delle analisi dei livelli di prolattina (ormone che regola lo sviluppo del seno e la produzione del latte nelle donne), la conta spermatica per gli uomini, delle analisi della tiroide, un CT o RM al cervello nonché una radiografia dei testicoli o delle ovaie.

Il trattamento dell’ipogonadismo varia in base al sesso del soggetto. Può essere uguale solo nel caso in cui l’origine del disturbo è data da una qualche malattia dell’ipofisi oppure dell’ipotalamo, come ad esempio un tumore.

Per risolvere il problema le donne dovranno assumere degli ormoni (estrogeni e progesterone) sotto forma di cerotti oppure compresse. Va segnalato comunque che bisogna attenersi alle indicazioni del medico curante perché la terapia potrebbe favorire il rischio di tumore dell’endometrio.

Per l’uomo è necessario provvedere a una somministrazione esogena di testosterone, sotto forma di gel per uso topico oppure mediante iniezioni.

Qualora l’ipogonadismo dovesse essere causato da uno scarso stimolo delle ovaie o dei testicoli, si può provvedere alla loro maturazione attraverso iniezioni di ormoni normalmente prodotti dall’ipofisi. Raramente (ma capita) potrebbero essere necessari interventi chirurgici o la radioterapia.

Se contestualmente dovesse verificarsi un principio di osteoporosi (indebolimento delle ossa), il paziente dovrà aggiungere alla cura prescritta degli integratori alimentari a base di calcio e vitamina D.

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