L’intolleranza al lattosio è una delle condizioni digestive più comuni e interessa milioni di persone in tutto il mondo. Non rappresenta una malattia grave, ma può ridurre la qualità della vita di chi ne soffre, causando sintomi fastidiosi e spesso invalidanti.

Comprendere il meccanismo alla base, riconoscerne i segnali e adottare un piano nutrizionale corretto sono i primi passi per affrontarla in modo efficace.

Cos’è l’intolleranza al lattosio

Il lattosio è lo zucchero naturale presente nel latte e nei suoi derivati. La sua digestione richiede l’azione della lattasi, un enzima prodotto a livello intestinale. In chi soffre di intolleranza al lattosio, la produzione di lattasi è ridotta: lo zucchero non digerito passa nell’intestino crasso, dove subisce la fermentazione batterica. Questo processo porta a gonfiore, dolori addominali e altri disturbi tipici.

È fondamentale distinguere l’intolleranza dall’allergia al latte: la prima riguarda la digestione degli zuccheri, mentre la seconda coinvolge il sistema immunitario e può provocare reazioni anche gravi.

Sintomi dell’intolleranza al lattosio

I disturbi legati all’intolleranza al lattosio compaiono solitamente entro due ore dall’assunzione di latte o derivati. I sintomi più comuni includono gonfiore addominale, crampi intestinali, diarrea o feci molli, accompagnati da meteorismo e produzione eccessiva di gas. In alcuni casi si presentano nausea e malessere generale.

L’intensità delle manifestazioni varia da persona a persona e dipende sia dalla quantità di lattosio ingerita sia dal livello di deficit enzimatico. Alcuni riescono a tollerare piccole porzioni di latticini, altri sviluppano sintomi anche con quantità minime.

Diagnosi di intolleranza al lattosio

Una diagnosi corretta è essenziale per distinguere l’intolleranza al lattosio da altre condizioni come la celiachia o la sindrome dell’intestino irritabile. Il test più utilizzato è il breath test, che misura la concentrazione di idrogeno espirato dopo l’assunzione di lattosio: valori elevati indicano malassorbimento.

Un’alternativa è il test genetico, utile a individuare la predisposizione a ridotta produzione di lattasi. Il medico può anche ricorrere ad altri esami, ma oggi questi due strumenti rappresentano i più affidabili per arrivare a una diagnosi precisa.

Nutrizione e intolleranza al lattosio

Gestire l’intolleranza al lattosio non significa eliminare il piacere di una dieta varia e bilanciata. Oggi esistono numerose alternative che permettono di continuare ad assumere nutrienti essenziali senza rinunciare al gusto.

Tra gli alimenti solitamente ben tollerati o privi di lattosio troviamo: parmigiano reggiano stagionato, grana padano, pecorino stagionato, latte e yogurt delattosati, bevande vegetali.

È altrettanto importante leggere con attenzione le etichette alimentari, perché il lattosio può comparire in prodotti insospettabili come salumi, salse industriali, biscotti confezionati o piatti pronti. Questa attenzione quotidiana riduce notevolmente il rischio di episodi sintomatici.

Seguire un’alimentazione adeguata consente di ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita. Eliminare completamente i latticini senza controllo medico può però esporre al rischio di carenze di calcio e vitamina D, fondamentali per la salute delle ossa.

Il supporto di un nutrizionista è utile per mantenere una dieta bilanciata e sicura. In alcuni casi, l’uso di enzimi lattasi in compresse o gocce permette di digerire piccole quantità di lattosio, migliorando la flessibilità alimentare senza compromettere la salute.

Vivere bene con l’intolleranza al lattosio

L’intolleranza al lattosio non deve essere vissuta come un limite insormontabile. Grazie a un’adeguata informazione e a un approccio nutrizionale personalizzato, chi ne soffre può continuare a seguire un’alimentazione varia, gustosa e completa. Le numerose alternative oggi disponibili rendono più semplice convivere con questa condizione, riducendo i sintomi e prevenendo complicazioni a lungo termine.

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