La microcircolazione è l’insieme dei vasi sanguigni più piccoli del nostro corpo: capillari, arteriole terminali e venule post-capillari. Si tratta di una rete estesa e dinamica che raggiunge ogni singola cellula, rappresentando la zona di scambio tra sangue e tessuti. Attraverso pareti sottilissime, i capillari permettono il passaggio di ossigeno, nutrienti, ormoni, ma anche la rimozione di anidride carbonica e prodotti di scarto metabolico. Questa funzione è regolata in modo fine da fattori locali come la pressione parietale, la viscosità ematica e la regolazione endoteliale.
A livello quantitativo, si stima che oltre il 70% della superficie vascolare totale sia costituita proprio dalla microcircolazione. Un’anomalia in questo sistema può non solo compromettere la perfusione dei tessuti, ma anche alterare le funzioni immunitarie, infiammatorie e metaboliche, innescando un circolo vizioso di sofferenza cellulare.
Quando il microcircolo si altera: i primi sintomi e le possibili cause
I disturbi della microcircolazione si manifestano spesso con sintomi generici e sfumati. Sensazione di freddo cronico a mani e piedi, edemi localizzati, crampi notturni, parestesie o piccoli ematomi spontanei possono indicare una sofferenza capillare. A livello cutaneo, si osservano spesso teleangectasie, fragilità vascolare, eritemi o colorazioni bluastre. Anche la pelle che perde tono o si presenta disidratata può essere un segno di alterata ossigenazione.
Alla base di queste condizioni possono esserci molteplici fattori: predisposizione genetica, fumo, diabete mellito, dislipidemie, ipertensione arteriosa, sindrome metabolica o semplicemente uno stile di vita sedentario. In ambito femminile, anche squilibri ormonali e l’uso di estroprogestinici possono contribuire a modificare la reattività del microcircolo.
Il ruolo chiave dell’endotelio e dell’ossido nitrico
Un ruolo cruciale nella regolazione del microcircolo è svolto dall’endotelio vascolare, una sottile barriera cellulare che riveste internamente i vasi. Le cellule endoteliali non sono un semplice rivestimento passivo, ma partecipano attivamente alla regolazione del tono vasale, dell’aggregazione piastrinica e dell’infiammazione locale. Una delle sostanze più importanti prodotte da queste cellule è il monossido di azoto (NO), un potente vasodilatatore endogeno che migliora il flusso ematico e protegge dall’aterogenesi.
Quando l’endotelio è danneggiato – per esempio a causa dello stress ossidativo o dell’iperglicemia cronica – la produzione di NO si riduce drasticamente, favorendo vasocostrizione, infiammazione cronica e ipercoagulabilità. Questo meccanismo è alla base delle complicanze microvascolari tipiche del diabete, ma è comune anche in altre condizioni croniche.
Patologie associate a disfunzione microvascolare
Le alterazioni della microcircolazione rappresentano un marker precoce e trasversale di numerose patologie sistemiche. Nel diabete mellito di tipo 2, ad esempio, il danno microvascolare porta a retinopatia, nefropatia e neuropatia periferica. Nell’ipertensione arteriosa, la ridotta compliance vascolare e la perdita della modulazione endoteliale aumentano il rischio di danni d’organo, in particolare a cuore, cervello e reni.
Anche nelle malattie autoimmuni – come la sclerodermia, il lupus eritematoso sistemico o la sindrome di Raynaud – si osservano alterazioni del microcircolo che precedono o accompagnano le manifestazioni cliniche. Nei pazienti con disfunzione erettile, è frequente riscontrare una compromissione microvascolare sistemica, che si riflette anche in ambito cardiologico.
Come si diagnostica un’alterazione della microcircolazione
La diagnosi delle problematiche della microcircolazione si basa su esami non invasivi che consentono di valutare in modo preciso l’integrità e la funzionalità dei piccoli vasi sanguigni. Tra le tecniche più diffuse vi è la videocapillaroscopia periungueale, che permette di osservare i capillari delle dita per individuare eventuali anomalie morfologiche o alterazioni del flusso. In ambito angiologico, si utilizzano anche strumenti come la pletismografia e la termografia, utili per misurare la perfusione tissutale e il ritorno venoso. Questi test, semplici e indolori, rappresentano un passaggio fondamentale per intercettare precocemente disfunzioni del microcircolo e impostare un percorso terapeutico mirato.
Interventi terapeutici e prevenzione mirata
Il trattamento delle disfunzioni microvascolari prevede un approccio integrato. In prima linea vi è la correzione degli stili di vita: attività fisica aerobica costante, dieta antinfiammatoria ricca di omega 3 e polifenoli, riduzione dello stress ossidativo e controllo del peso corporeo. L’abolizione del fumo è una priorità assoluta, data la sua azione vasocostrittrice e pro-infiammatoria.
Dal punto di vista farmacologico, si utilizzano agenti vasoprotettori come diosmina, flavonoidi micronizzati, estratti di vite rossa, centella asiatica e ginkgo biloba. In ambito più strettamente clinico, possono essere prescritti ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II, statine o farmaci antiaggreganti, a seconda del quadro patologico.
Perché affidarsi a un angiologo per la salute del microcircolo
La prevenzione angiologica non riguarda solo le grandi arterie, ma anche il microcircolo, che rappresenta un indicatore sensibile e precoce dello stato vascolare complessivo. Effettuare un controllo con uno specialista in angiologia permette di intercettare alterazioni funzionali prima ancora che si traducano in malattie manifeste.
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