La malattia di Crohn (altrimenti nota come morbo) è una patologia di natura infiammatoria che può colpire tutto il tratto gastro-intestinale, ma che nella maggior parte dei casi si insedia nel tratto terminale dell’intestino tenue (ileo) e nel colon.

L’affezione si contraddistingue per la presenza di ulcere diffuse in sede intestinale, spesso intervallate da segmenti di tessuto sano, che sono diretta conseguenza dei processi di flogosi tipici della malattia di Crohn.

Nei casi più severi le ulcere possono degenerare in pericolosi restringimenti intestinali (stenosi) oppure in altrettanto pericolose fistole che possono arrivare a interessare anche gli organi vicini.

L’eziologia della malattia di Crohn è, ad oggi, ancora sconosciuta. Taluni studiosi sono comunque concordi ad attribuire al morbo una multifattorialità; sarebbe, dunque, la combinazione di più fattori a determinare l’evoluzione della patologia.

Il morbo, in ogni caso, parrebbe avere una patogenesi di natura immunitaria; la comunità scientifica, infatti, identifica in una errata ed eccessiva risposta immunitaria delle cellule intestinali una possibile causa scatenante della flogosi intestinale.

Tra le altre cause che, in azione, con l’elemento principale concorrerebbero a sviluppare il morbo vi sarebbero una predisposizione genetica e un’alterazione della flora intestinale.

Non si tratterebbe comunque di una patologia a trasmissibilità genetica o ereditaria.

Come riconoscere la malattia di Crohn?

La patologia presenta una sorprendente individualità nella sintomatologia manifestata e non sono rari i casi in cui viene scoperta in modo del tutto casuale in seguito ad altri accertamenti.

In via generale, è possibile individuare alcune manifestazioni cliniche tipiche della patologia. Tra queste ricordiamo la diarrea cronica tipicamente notturna e associata a forti spasmi e crampi intestinali, lieve rialzo della temperatura corporea, astenia, vomito, nausea e calo del peso.

Sono possibili anche manifestazioni di natura non intestinale come patologie a carico dell’epidermide (psoriasi), ulcere ed afte nel cavo orale, eritema nodoso e affezioni differenti a carico del rachide e delle articolazioni.

La malattia di Crohn, infine, si palesa in maniera differente a seconda delle entità e della sede delle ulcere intestinale ed alterna momenti acuti a fasi di remissione con una tendenza a recidivare nel tempo e cronicizzarsi.

Ni casi più severi può essere necessario intervenire chirurgicamente con un’attività di resezione che, però, non esclude del tutto la possibilità che le ulcere possano ripresentarsi.

Malattia di Crohn e alimentazione

Il morbo di Crohn, in conseguenza della sua severità e della sua localizzazione, può favorire problemi di male assorbimento delle sostanze e deficit di micronutrienti che, in età pediatrica, possono indurre difetti nel normale processo di crescita.

Nell’evoluzione della patologia, assume una certa importanza il regime alimentare che il paziente deve seguire; benché non siano rari i casi in cui vengano sconsigliati in via generale alcuni nutrienti (come il glutine) perché ritenuti nocivi, è bene precisare che diete troppo restrittive e mortificanti sono spesso inutili e dannose.

In linea generale è consigliabile mangiare in modica quantità e spesso durante la giornata per limitare la sintomatologia dolorosa conseguente alla patologia mentre in caso di stenosi è opportuno seguire una dieta semi liquida e senza scorie almeno un paio di giorni alla settimana per favorire la detossinazione degli organi.

È opportuno seguire una dieta che contenga tutti i nutrienti e con un buon apporto proteico. Di fondamentale importanza, infine, un corretto apporto idrico (non meno di un litro e mezzo di acqua al dì) per ridurre il rischio di litiasi renale indotta da un rischio aumentato di calcolosi ossalica, conseguenza di cattivo assorbimento dei grassi tipici della malattia di Crohn.

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