L’iperprolattinemia è una condizione medica caratterizzata da livelli elevati di prolattina nel sangue. Questo ormone è associato principalmente alla regolazione della produzione di latte nelle donne in età fertile, ma può anche influenzare la salute generale in entrambi i sessi.
Questo articolo esplorerà le cause, i sintomi e le opzioni di trattamento dell’iperprolattinemia, evidenziando l’importanza della diagnosi precoce e della gestione per garantire una salute ottimale.
Iperprolattinemia: incidenza
Se di natura patologica, l’iperprolattinemia costituisce il principale disordine dell’area ipotalamo-ipofisaria: l’incidenza è di 200 casi su 1 milione. Risulta più diffusa tra le donne rispetto agli uomini.
A volte, il corpo può produrre prolattina in quantità maggiore del normale. Questo ormone è coinvolto nel controllo della produzione di latte nelle donne e in altre funzioni del corpo. In circa un terzo dei casi in cui la prolattina è alta, non c’è una ragione specifica per questo aumento. Negli altri casi, c’è una ragione, come un tipo di crescita anomala in una parte del cervello chiamata ipofisi.
Questo tipo di crescita può portare alla formazione di una specie di piccola “palla” chiamata prolattinoma o adenoma ipofisario. Questa “palla” è costituita da cellule che secernono prolattina. Si tratta di una forma di tumore, ma è importante notare che nella maggior parte dei casi
Le cause dell’iperprolattinemia
La rilevazione di oligomenorrea o di amenorrea comporta che in primo luogo si prendano in considerazione possibili cause farmacologiche. Una volta che queste sono state escluse, è opportuno verificare l’eventuale presenza di un prolattinoma, che è la causa più comune di iperprolattinemia.
I prolattinomi, che costituiscono oltre la metà degli adenomi ipofisari, vanno distinti in macroprolattinomi e in microprolattinomi. Questi ultimi, contraddistinti da un diametro minore di 10 millimetri, sono più frequenti nelle donne, a differenza dei macroprolattinomi, frequenti in entrambi i sessi.
Diverse ricerche hanno constatato che vi è un collegamento positivo fra la dimensione del tumore e i livelli di prolattina: le probabilità che un microprolattinoma diventi un macroprolattinoma si attestano attorno al 3% – 7%. Senza trattamento, una buona parte dei soggetti con prolattinoma e iperprolattinemia inferiore a 200 mg/L non presenta per anni particolari cambiamenti per ciò che concerne i livelli di prolattina. Invece, in 1/3 dei casi si registra una diminuzione di prolattina o, quanto meno, una sua normalizzazione. Infine, in meno di 1/5 si constata un incremento rilevante.
In caso di terapia con estrogeni, capita, seppur in modo poco frequente, che l’adenoma cresca. Altra causa dell’iperprolattinemia va ricercata nelle lesioni dell’ipotalamo che incide sulle secrezioni ormonali, ma anche nell’ipotiroidismo. Infine, può capitare che la stimolazione della secrezione di prolattina sia dovuta anche all’assunzione di farmaci anti-vomito, anti-nausea, antiandrogeni, estrogeni in dosi elevati, oppiacei e procinetici gastrointestinali.
Gli esami diagnostici
La diagnosi dell’iperprolattinemia coinvolge una serie di accertamenti mirati. Il primo step prevede un esame del sangue per misurare i livelli di prolattina. Se i risultati mostrano livelli elevati, il medico potrebbe indicare ulteriori esami diagnostici.
Accertamenti aggiuntivi possono includere test per escludere altre possibili cause dell’aumento della prolattina, come la gravidanza, il consumo di determinati farmaci o problemi alla tiroide. Inoltre, potrebbero essere effettuati esami per valutare la funzione dell’ipofisi e per rilevare la presenza di eventuali tumori (prolattinomi), come la risonanza magnetica dell’ipofisi.
È importante sottolineare che l’iperprolattinemia può avere diverse cause e che ogni individuo potrebbe richiedere un approccio diagnostico e terapeutico personalizzato.
Come si cura l’iperprolattinemia
L’intento di fondo della terapia è incentrato attorno alla rimozione del momento patogenetico. Nelle iperprolattinemie funzionali si ricorre all’approccio farmacologico, basato sull’impiego degli agonisti dopaminergici che simulano l’azione della dopamina e riducono il volume del tumore. Se il trattamento viene sospeso, si registra la scomparsa dell’effetto terapeutico. In riferimento al dosaggio, è opportuno precisare che varia da caso a caso. Per ciò che concerne gli effetti collaterali della cura, cefalea, vertigini, stipsi, ipotensione, nausea e congestione nasale sono quelli più ricorrenti nel corso del trattamento. Non si registrano quasi mai situazioni gravi, visto che di solito regrediscono quando il trattamento prosegue.
Nei casi più gravi, la neurochirurgia si rivela molto utile, visto che favorisce l’asportazione dell’adenoma. Il successo della cura è strettamente correlato ai livelli di partenza di PRL e alle dimensioni del tumore. L’operazione chirurgica è comunque sconsigliata in caso di macroadenoma, viste le scarse probabilità di efficacia. Inoltre, si registrerebbe un calo di ormoni ipofisari. Ecco perché in primo luogo si cerca sempre di ricorrere alla terapia farmacologica e solo quando l’esito sortito non è quello auspicato, allora, si passa all’intervento chirurgico.
Una volta che i livelli di prolattina rientrano nella norma, la galattorrea e l’ipogonadismo scompaiono. Infine, il flusso mestruale va incontro al recupero completo.
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