Nota anche come degenerazione maculare, la maculopatia è una malattia che riguarda la parte centrale della retina (la macula). Si contraddistingue per la perdita graduale della visione centrale e per la forte limitazione della funzione visiva.

In linea di massima, però, la maculopatia degenerativa non comporta mai la cecità assoluta, principalmente perché la visione laterale è assicurata sino agli stadi conclusivi della maculopatia retinica.

La forma più diffusa di maculopatia è quella senile. La sua causa è strettamente connessa all’età, tanto è vero che il più delle volte si presenta a partire dai 55 anni. Sono circa 30 milioni gli individui residenti nei Paesi dell’Unione Europea interessati dalla patologia in oggetto. Al momento, la maculopatia senile si conferma il più frequente danno visivo tra le persone anziane, tanto è vero che è responsabile di quasi il 66% delle invalidità visive.

Quali sono le principali cause della maculopatia

Nel corso degli anni, si registra un abbassamento della vista, in quanto con l’avvicinarsi della vecchiaia si va incontro a una riduzione dell’apporto di sangue e di sostanze nutrienti agli occhi. Pertanto, ne consegue che le cellule, non potendo più contare sull’energia data dai nutrienti, finiscono per atrofizzarsi gradualmente. Questo processo comporta inevitabilmente un’alterazione delle funzioni visive.

Nei casi più gravi, possono riscontrarsi delle perdite di sangue e delle cicatrici nella retina, a causa della rottura delle sue cellule.

Tra gli ulteriori fattori di rischio della maculopatia, è opportuno citare i livelli alti di glicemia e di colesterolo, l’ipertensione arteriosa, il fumo, l’obesità e l’eccessiva esposizione ai raggi solari. Da non sottovalutare, poi, i fattori ereditari.

Se si è affetti dalla suddetta patologia in un occhio, le possibilità di sviluppare la malattia anche nell’altro occhio sono maggiori di circa 10 punti percentuali. Quasi sempre, però, gli anziani si ritrovano almeno con un occhio “buono”.

È importante considerare che, una volta danneggiate, le cellule della retina non possono andare incontro alla rigenerazione. Ecco spiegato il motivo per cui un intervento tempestivo è di fondamentale importanza, per evitare che la maculopatia si aggravi portando alla morte delle cellule.

I sintomi più comuni

Nella maggior parte dei casi, il disturbo visivo non viene notato perché con l’occhio “buono” si riesce comunque a vedere. Inoltre, non si avverte il minimo dolore. Tra i primi sintomi figurano sia la distorsione delle immagini sia la cosiddetta macchia di “non visione” centrale.

Nel primo caso, si ha a che fare con la metamorfopsia e gli oggetti appaiono rimpiccioliti, quasi deformati; nel secondo caso, ad essere interessata è la fovea, vale a dire la parte centrale della macula. Quando si osserva il volto di una persona, si riescono a vedere nitidamente le orecchie, ma non le sue espressioni, specie per ciò che concerne bocca e occhi. Quando si guarda un orologio, la sagoma viene distinta in maniera chiara, ma non si è in grado di controllare l’orario.

Come si diagnostica la maculopatia

L’evoluzione dei sintomi può essere rapida oppure graduale (qualche mese). Riscontrare sintomi, come quelli appena citati, deve far scattare un campanello d’allarme e far richiedere un controllo oculistico.

La diagnosi viene fatta ricorrendo a strumenti specifici, per un esame accurato della retina. Obiettivo di fondo è valutare lo stato generale di salute della macula.

La fluoroangiografia è un metodo molto in uso e consente all’oculista di avere una panoramica dettagliata sulla situazione generale della retina. Questa tecnica indolore, incentrata sull’iniezione di una sostanza colorante nel braccio, mira a verificare se si è riscontrato un calo dell’apporto di nutrienti rispetto alla media.

Vi sono anche altri test simili come l’elettrofisiologia oculare, l’angiografia con indocianina, il test color e l’Optical Coherent Tomography.

Terapia e trattamento

La terapia più efficace si focalizza su un’azione diretta sui sintomi e sulla prevenzione.

Nella prima circostanza, viene corretto il deficit di visione attraverso tecnologie mediche, come il laser, con l’intento primario di prevenire la formazione di cicatrici e di emorragie, o mediante l’educazione comportamentale. Gli specialisti insegnano al paziente sfruttare al meglio la visione periferica. Si è perciò dinanzi ad una sorta di fisioterapia oculare.

Nella seconda evenienza, invece, si monitora lo stato dell’occhio, ma anche il quadro clinico del paziente relativamente alla colesterolemia, alla glicemia e alla pressione. Se necessario, al paziente viene data una cura basata sull’assunzione di vitamine (A, C, E su tutte).

In definitiva, le terapie nell’ultimo decennio si sono notevolmente evolute, cambiando favorevolmente lo stato generale della situazione. Allo stato attuale delle cose, prevenire l’invalidità visiva è fattibile almeno nella metà dei casi.

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