Il blocco atrioventricolare è un disturbo della conduzione elettrica del cuore in cui il segnale che parte dagli atri fatica a raggiungere i ventricoli o viene trasmesso in modo incompleto.
Può essere una condizione del tutto asintomatica oppure manifestarsi con sintomi importanti, a seconda del grado e della velocità con cui si instaura.

Comprendere che cos’è il blocco atrioventricolare, quali segnali può dare e come viene diagnosticato è fondamentale per orientarsi senza allarmismi, ma con la giusta attenzione clinica.

Come funziona la conduzione elettrica del cuore

Il battito cardiaco è regolato da un sistema elettrico altamente specializzato.
L’impulso nasce nel nodo senoatriale, situato nell’atrio destro, e si propaga agli atri, provocandone la contrazione. Successivamente l’impulso raggiunge il nodo atrioventricolare, che ha il compito di rallentarlo leggermente prima di trasmetterlo ai ventricoli attraverso il fascio di His e le sue diramazioni.

Questo rallentamento fisiologico è essenziale: permette ai ventricoli di riempirsi correttamente di sangue prima di contrarsi.
Nel blocco atrioventricolare, questo meccanismo viene alterato.

Cos’è il blocco atrioventricolare

Il blocco atrioventricolare (BAV) si verifica quando la trasmissione dell’impulso elettrico dagli atri ai ventricoli è rallentata o interrotta.
Non si tratta di un’unica condizione, ma di un insieme di situazioni cliniche diverse, classificate in base alla gravità dell’alterazione.

La distinzione tra i diversi gradi di blocco è fondamentale, perché non tutti i blocchi atrioventricolari hanno lo stesso significato clinico.

I diversi gradi di blocco atrioventricolare

Blocco atrioventricolare di primo grado

In questa forma l’impulso elettrico arriva sempre ai ventricoli, ma con un ritardo maggiore del normale.
Spesso è un riscontro occasionale all’elettrocardiogramma e non provoca sintomi. Può essere presente in soggetti giovani, sportivi o in terapia con alcuni farmaci (come beta-bloccanti o calcio-antagonisti).

Nella maggior parte dei casi non richiede trattamento, ma solo monitoraggio.

Blocco atrioventricolare di secondo grado

In questa forma alcuni impulsi atriali non vengono trasmessi ai ventricoli.
Si distingue in due tipi principali:

  • Tipo I (Mobitz I o Wenckebach): il ritardo di conduzione aumenta progressivamente fino a quando un battito viene “saltato”. È spesso benigno e può essere transitorio.
  • Tipo II (Mobitz II): alcuni impulsi non arrivano improvvisamente ai ventricoli senza un progressivo rallentamento. Questa forma è più seria e può evolvere verso un blocco completo.

Il blocco di secondo grado può causare sintomi come stanchezza, capogiri o sensazione di battito irregolare.

Blocco atrioventricolare di terzo grado (blocco completo)

Nel blocco completo non esiste più alcuna comunicazione elettrica tra atri e ventricoli.
I ventricoli battono con un ritmo proprio, più lento e instabile, indipendente dagli atri.

Questa condizione può provocare:

  • bradicardia marcata
  • vertigini
  • sincopi
  • affaticamento importante
  • ridotta tolleranza allo sforzo

Il blocco atrioventricolare completo rappresenta una condizione clinicamente rilevante che richiede una valutazione cardiologica tempestiva.

Quali sono le cause del blocco atrioventricolare

Il blocco atrioventricolare può avere origini diverse.
Tra le più comuni:

  • degenerazione del sistema di conduzione legata all’età
  • cardiopatie ischemiche
  • infarto del miocardio
  • miocarditi
  • cardiopatie congenite
  • interventi cardiochirurgici
  • farmaci che rallentano la conduzione (beta-bloccanti, digossina, antiaritmici)

In alcuni casi, soprattutto nei blocchi di basso grado, non è possibile identificare una causa precisa.

Come si manifesta: i sintomi da non sottovalutare

Molti pazienti con blocco atrioventricolare lieve non presentano sintomi.
Quando il disturbo diventa più significativo, possono comparire segnali come:

  • stanchezza ingiustificata
  • riduzione della capacità di concentrazione
  • sensazione di battito lento o irregolare
  • capogiri
  • episodi di svenimento

La comparsa di sincopi è un segnale importante e deve sempre essere approfondita.

Come si diagnostica il blocco atrioventricolare

La diagnosi si basa principalmente sull’elettrocardiogramma (ECG), che permette di identificare il tipo di blocco e il grado di alterazione della conduzione.

In alcuni casi possono essere necessari:

  • ECG dinamico secondo Holter
  • test da sforzo
  • ecocardiogramma
  • esami ematochimici
  • valutazione elettrofisiologica

L’obiettivo è comprendere l’origine del disturbo e il suo impatto sul funzionamento cardiaco.

Quando è necessario intervenire

Non tutti i blocchi atrioventricolari richiedono trattamento.
Il primo grado e alcune forme di secondo grado possono essere semplicemente monitorate nel tempo.

Nei casi più avanzati o sintomatici, soprattutto nel blocco di secondo grado tipo II e nel blocco completo, può essere indicato l’impianto di un pacemaker, dispositivo in grado di garantire una frequenza cardiaca adeguata e stabile.

La decisione terapeutica è sempre personalizzata e basata su quadro clinico, sintomi e rischio individuale.

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