Le verruche sono una delle patologie virali più comuni. Alcuni recenti studi in merito, infatti, hanno evidenziato un’incidenza superiore al 10% nella popolazione mondiale e un numero significativo di episodi di recrudescenza spalmati nel tempo.

Le verruche, molto frequenti anche nei soggetti più giovani, sono estremamente contagiose e possono colpire numerose aree del nostro corpo. Benché siano conosciute come un’affezione che colpisce, in via prevalente la pelle, infatti, possono attaccare anche le mucose in egual misura.

Cosa sono le verruche?

Le verruche sono delle escrescenze della pelle di origine virale. Sono causate da un’infezione da HPV (Papilloma Virus Umano) e sono tipiche nella giovane età oppure nei soggetti affetti da deficit del sistema immunitario.

Poiché l’HPV è facilmente trasmissibile da individuo a individuo, anche le verruche sono contraddistinte da un elevato grado di contagiosità favorito dalla promiscuità in ambienti umidi (ove il virus si annida e prolifera maggiormente).

Non di rado, inoltre, sono gli stessi pazienti ad alimentare l’auto-contagio attraverso comportamenti scorretti, quali il grattamento continuo in grado di provocare microlesioni della pelle nelle quali il virus stesso trova ambiente favorevole.

Come riconoscere le verruche?

Visivamente parlando le verruche sono delle piccole escrescenze della cute che, a seconda della loro localizzazione, possono assumere forme diverse.

Le verruche più comuni, quelle che si annidano solitamente sul dorso delle mani, fra le dita e sui piedi (conosciute con il nome di verruche volgari o comuni) presentano, in via generale, una forma tondeggiante e una superficie irregolare in rilievo rispetto alla cute. Le verruche comuni possono avere dimensioni variabili e sono di colore grigiastro oppure marroncino.

Le verruche piane, invece, sono tipiche dei soggetti in giovane età e si presentano con una forma a grappolo prediligendo zone specifiche quali il volto, il dorso delle mani e le braccia. Hanno una forma tondeggiante, sono piatte e lisce con un colorito rosaceo.

Le verruche che aggrediscono la superficie plantare, invece, sono di colore giallo e si caratterizzano per una superficie dura e squamosa, generalmente di un giallo intenso. Si tratta di escrescenze che affondano le proprie radici in profondità e sono piuttosto dolorose.

Anche le unghie possono essere aggredite dall’infezione virale. Si tratta, in questo caso, di verruche periungueali che sono contraddistinte da una tipica forma a cavolfiore (dovuta all’inspessimento della pelle) intorno all’unghia e sono tipiche di chi è solito lacerarsi la cute con i denti e chi, per necessità, lavora a contatto con l’acqua.

Le verruche a mosaico, invece, si annidano fra le dita dei piedi, ricordano le tessere di un mosaico e sono di colore bianco. Non sono dolorose, ma possono indurre fastidio.

I condilomi, infine, sono un particolare tipo di verruca che colpisce le mucose genitali e si presentano, per lo più, come un piccolo grappolo di escrescenze ruvide. Anche i condilomi sono assai contagiosi soprattutto attraverso i rapporti sessuali.

Le verruche possono essere riconosciute tramite una prima auto-ispezione visiva e, benché siano spesso asintomatiche, in taluni casi possono dar luogo a gonfiore e rossore che può alimentare il sospetto. Per avere la certezza della diagnosi, naturalmente, è bene rivolgersi a un dermatologo.

Come trattare le verruche?

Il trattamento delle verruche dovrebbe iniziare con una solida attività di prevenzione mediante l’adozione di comportamenti idonei a scongiurare il più possibile la patologia.

Il trattamento clinico dell’affezione, invece, prevede l’utilizzo di irritanti topici (come l’acido acetil-salicilico) che debbono essere applicati, localmente, sulla verruca per almeno dodici settimane e che agiscono facendo seccare, via via, gli strati dell’escrescenza fino alla completa eliminazione.

In casi particolarmente gravi, invece, è possibile ricorrere (con l’intervento di un professionista del settore) a metodi che distruggono la verruca. Si tratta di trattamenti più invasivi e dolorosi come la crioterapia con azoto liquido, la laser terapia, la diatermocoagulazione, il raschiamento o l’estirpazione vera e propria.

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