Ricevere un Pap test positivo può suscitare timore, ma è importante sapere che nella maggior parte dei casi non indica una malattia grave.

Il Pap test, infatti, è uno strumento di prevenzione, non di diagnosi: serve a individuare eventuali alterazioni delle cellule del collo dell’utero prima che si trasformino in lesioni più importanti.
Capire il significato di un referto positivo è il primo passo per affrontare con consapevolezza il percorso di approfondimento e cura.

Cos’è il Pap test e a cosa serve

Il Pap test (o test di Papanicolaou) è un esame di screening che si esegue prelevando un piccolo campione di cellule dal collo dell’utero.
Il campione viene poi analizzato al microscopio per verificare se le cellule presentano alterazioni o anomalie che potrebbero indicare infezioni o trasformazioni precancerose.

Lo scopo del Pap test è quindi prevenire il tumore della cervice uterina, individuando precocemente eventuali modificazioni cellulari che, se trattate per tempo, non evolvono in patologie gravi.
L’esame è semplice, indolore e di routine: si consiglia di eseguirlo almeno ogni 3 anni a partire dai 25 anni, oppure secondo le indicazioni del ginecologo.

Cosa significa un Pap test positivo

Un risultato “positivo” non va interpretato come la presenza di un tumore, ma come la rilevazione di cellule anomale rispetto alla norma.
Il referto può riportare diverse terminologie, ciascuna con un significato specifico:

  • ASC-US (Atypical Squamous Cells of Undetermined Significance): cellule squamose leggermente anomale, ma di significato incerto.
  • LSIL (Low-Grade Squamous Intraepithelial Lesion): lesioni di basso grado, spesso legate a un’infezione da Papilloma Virus (HPV) e che tendono a regredire spontaneamente.
  • HSIL (High-Grade Squamous Intraepithelial Lesion): alterazioni di grado più elevato, che richiedono ulteriori accertamenti per escludere o trattare lesioni precancerose.
  • ASC-H o AGC: anomalie che possono coinvolgere cellule ghiandolari o suggerire alterazioni di maggiore significato clinico.

In molti casi, quindi, il Pap test positivo rappresenta un segnale precoce, utile per individuare in tempo un problema che può essere facilmente risolto con controlli mirati o piccoli interventi locali.

Le cause più comuni di un Pap test positivo

L’alterazione delle cellule cervicali può dipendere da diversi fattori, non sempre preoccupanti.
Le cause più frequenti includono:

  • Infezione da HPV (Papilloma Virus Umano), spesso transitoria e destinata a regredire spontaneamente.
  • Infezioni batteriche o micotiche, che possono alterare temporaneamente l’aspetto delle cellule.
  • Infiammazioni o irritazioni locali, dovute ad esempio a rapporti sessuali, uso di dispositivi intrauterini o variazioni ormonali.
  • Cambiamenti ormonali in menopausa o in gravidanza, che modificano la morfologia del tessuto cervicale.

Solo una valutazione specialistica può stabilire la reale causa dell’anomalia e definire il percorso successivo più appropriato.

Cosa fare dopo un Pap test positivo

Dopo aver ricevuto un risultato positivo, è importante non allarmarsi e seguire con serenità le indicazioni del ginecologo.
In base al tipo di anomalia riscontrata, il medico può consigliare diversi step:

1. Ripetizione del test o test HPV

Quando le alterazioni sono lievi (ASC-US o LSIL), spesso si consiglia di ripetere il Pap test dopo 6-12 mesi o di eseguire un test HPV per verificare la presenza del virus.
Molte lesioni di basso grado regrediscono spontaneamente nel giro di pochi mesi, senza bisogno di trattamenti.

2. Colposcopia

Se il Pap test mostra alterazioni più significative (HSIL, ASC-H, AGC), lo step successivo è la colposcopia: un esame ambulatoriale che permette di osservare il collo dell’utero con uno strumento ottico e, se necessario, di prelevare piccoli campioni di tessuto (biopsie).
L’esame è rapido, non doloroso e fornisce informazioni fondamentali per definire la diagnosi.

3. Biopsia e trattamento

Nel caso in cui vengano confermate lesioni di grado elevato, il ginecologo può proporre un piccolo intervento locale (come la conizzazione) per rimuovere l’area alterata e prevenire l’evoluzione verso forme più gravi.
Anche in questi casi, la prognosi è generalmente molto buona e la guarigione completa.

HPV e Pap test: qual è il legame

Il Papilloma Virus Umano (HPV) è la principale causa di alterazioni cellulari cervicali.
È un virus molto diffuso, che si trasmette principalmente per via sessuale. La maggior parte delle infezioni da HPV è transitoria e viene eliminata spontaneamente dal sistema immunitario nel giro di pochi mesi.
Solo in una piccola percentuale di casi, il virus persiste e può causare lesioni che, se non trattate, evolvono nel tempo.

Per questo motivo, oltre al Pap test, è utile eseguire anche il test HPV, che identifica la presenza del virus e il suo genotipo.
L’associazione dei due test consente una prevenzione ancora più efficace del tumore del collo dell’utero.

Quando rivolgersi al ginecologo

È consigliabile rivolgersi al ginecologo in tutti i casi di referto anomalo o positivo.
Il medico valuterà il tipo di alterazione, la storia clinica e l’età della paziente, stabilendo se è necessario un approfondimento immediato o un semplice controllo a distanza.
Anche in assenza di sintomi, seguire con regolarità i programmi di screening ginecologico è il modo più efficace per prevenire le patologie cervicali e mantenere una buona salute riproduttiva.

Un messaggio importante

Un Pap test positivo non significa diagnosi di tumore.
Nella grande maggioranza dei casi, si tratta di alterazioni temporanee o facilmente trattabili, che non lasciano conseguenze se affrontate con tempestività.
Seguire i controlli periodici e affidarsi al proprio ginecologo di riferimento è la chiave per una prevenzione efficace e serena.

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