L’endometriosi è una malattia che riguarda esclusivamente il sesso femminile e che ha un grado di incidenza stimata abbastanza significativo.

Alcuni studi medici, in effetti, hanno evidenziato che circa il 10% delle donne in età fertile è affetto da tale patologia che, in taluni casi, rimane non diagnosticata.

Cos’è l’endometriosi?

Si tratta di un’affezione dolorosa, ma benigna, causata dalla presenza anomala di mucosa uterina (o endometrio) in zone extra uterine come le ovaie e altre strutture addominali o pelviche.

L’accumulo non giustificato di endometrio in zone non di competenza determina un processo infiammatorio che tende a diventare cronico nel tempo, mentre, quando riguarda le ovaie, favorisce anche l’insorgere di cisti di dimensioni variabili.

L’endometriosi colpisce, principalmente, donne tra i 20 e i 35 anni, ma può riguardare anche soggetti particolarmente giovani e tende a regredire con l’avvento della menopausa.

La patologia, a seconda della sua gravità, viene catalogata in quattro stadi differenti laddove il primo riguarda le affezioni meno gravi mentre il quarto si riferisce a situazioni più complicate.

Una delle forme più gravi di endometriosi si ha quando la mucosa investe la zona intestinale (endometriosi intestinale). In questo caso la crescita incontrollata di endometrio nella parte finale dell’organo produce ulcerazioni dolorose, emorragie e nei casi più severi anche la perforazione dell’intestino.

Cause dell’endometriosi

L’eziologia della patologia non è del tutto nota. La comunità scientifica ritiene possibile che l’endometriosi sia causata da un flusso anomalo di ciclo mestruale che, anziché fuoriuscire, ripiega su stesso invadendo la zona pelvica (mestruazione retrograda).

Tra le altre cause possibili sono state individuate una predisposizione genetica, un’alterazione del sistema immunitario e una progressiva modificazione del tessuto pelvico.

Appare probabile, comunque, la patologia possa essere conseguente di una certa multifattorialità di eventi.

Sintomi dell’endometriosi

L’evoluzione sintomatologica della malattia non è univoca e permane, talvolta, in una dimensione di genericità tale da non consentire una diagnosi immediata dell’affezione.

Tra i sintomi più comuni, sicuramente, vi sono:

  • Ciclo mestruale abbondante ed estremamente doloroso
  • Rapporti sessuali difficoltosi a causa del dolore
  • Perdite ematiche tra un ciclo e l’altro
  • Dolore cronico alle pelvi e all’addome
  • Problemi intestinali (stipsi o diarrea)
  • Difficoltà di concepimento

Come riconoscere l’endometriosi?

L’iter diagnostico della patologia endometriale inizia con una visita ginecologica approfondita alla quale far seguire esami specifici come l’ecografia transvaginale e un’eventuale risonanza magnetica alla zona pelvica.

Tramite tali esami strumentali il medico è in grado di valutare con una buona approssimazione l’entità e la gravità della malattia e l’eventuale presenza di cisti ovariche.

Soltanto in taluni casi lo specialista potrà prescrivere una laparoscopia alla paziente; tale esame, infatti, benché dia un quadro molto preciso della patologia, è piuttosto invasivo e viene riservato ai casi di effettiva necessità.

Terapie più efficaci per l’endometriosi

Le cure per l’endometriosi non sono standardizzabili poiché dipendono dalla gravità della patologia, dall’età della paziente e dalle sue condizioni.

In via generale, le terapie farmacologiche più comuni riguardano l’assunzione di medicinali antinfiammatori e/o di farmaci ormonali che impediscono la produzione di estrogeni responsabili dell’ispessimento della mucosa uterina.

Nei casi più gravi e correlati ad una difficoltà conclamata di concepimento, l’ultima strada percorribile è quella di un intervento chirurgico atto a rimuovere l’eccesso di tessuto endometriale.

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